Quando si parla di armi legate a un evento di minaccia e/o aggressione, ci si riferisce spesso a pistole e coltelli.
Tuttavia, al fine di eludere controlli di sicurezza effettuati con l’ausilio di metal detector per la gestione accessi, c’è chi ha imparato a “creare” armi ricavandole da oggetti di plastica e legno di uso comune: per esempio spazzolini o cucchiai (vedi foto, ndr).
Siffatti oggetti, pienamente in grado di essere letali, hanno anche un’altra utilità dal punto di vista di un criminale: sono più facilmente occultabili in caso di perquisizione e, in certi casi, non possono essere agevolmente ritenuti mezzi diretti d’offesa (si pensi ad un cucchiaio).
A nulla varrebbe quanto appena detto, se non si menzionasse l’argomento relativo al “dove” queste armi vengono occultate al fine di poterne trarne il più rapido vantaggio: sì, perché un criminale sa che uno dei fattori principali, dopo l’occultamento dell’arma è la rapidità con la quale egli riuscirà ad accedervi e a consumare la minaccia e/o aggressione che si prefigura.
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Nella difesa personale nulla è garantito, tuttavia esistono degli indicatori comportamentali in base ai quali possiamo/dobbiamo alzare il livello di attenzione rispetto a un possibile pericolo.
Ai fini del presente articolo e rispetto ad un certo scenario valutato caso per caso, possiamo ritenere degno di attenta osservazione il comportamento di una persona quando:
Si tocca periodicamente nello stesso punto come ad assicurarsi che l’arma sia ancora lì;
Si sistema la cinta dei pantaloni più volte, facendo oscillare gli stessi verso il basso e poi verso l’alto;
Indossando una giacca, uno dei due arti (braccia) sembra essere visibilmente più teso e “meccanico” dell’altro (nella manica potrebbe nascondersi qualcosa).
Precisiamo che questi sono solamente degli esempi e, come sempre, vanno valutati in base ad un contesto preciso.
Articolo a cura del Dr. Marco Castrovillari