In un tempo lontano, due agricoltori stavano passeggiando tranquillamente tra il mercato, quando qualcosa attira la loro attenzione. In una bancarella vi erano dei semi che non avevano mai visto, così decisero di chiedere cosa fossero al venditore della bancarella.
Uno dei due uomini chiese al commerciante: “Che semi sono questi?”. “Sono semi di bambù, sono speciali e vengono dall’Oriente”, rispose il commerciante. “E perché sono così speciali?” chiese uno dei due agricoltori. “Se li acquisterai e li pianterai, saprai perché. Hanno bisogno di acqua e concime, nient’altro”.
Così entrambi gli agricoltori comprano quei semi di bambù. Una volta tornati nei loro terreni, piantarono quei semi e iniziarono ad annaffiarli e concimarli.
Ma dopo un periodo ancora non erano germogliate, a differenza di altre piante che già davano i frutti. Uno dei due agricoltori disse all’altro: “Quel vecchio mercante ci ha ingannati con i semi. Da questi semi non crescerà mai nulla”. E decise di smettere di prendersene cura. L’altro invece continuò a coltivare i propri semi, dando loro tutta l’acqua e il concime necessari. Continuava a passare il tempo, ma i semi non germogliavano.
L’agricoltore era ormai sul punto di gettare la spugna, quando un bel giorno vide che il bambù stava finalmente crescendo. Ma non solo, l’uomo era rimasto letteralmente sorpreso per il fatto che in sole sei settimane le sue piante avevano raggiunto un’altezza di 30 metri.
Come è possibile che il bambù abbia impiegato 7 anni per germogliare e che in sole sei settimane sia riuscito a raggiungere una tale altezza?
Molto semplice: durante i 7 anni di apparente inattività, il bambù stava generando un complesso sistema di radici che gli avrebbe permesso di crescere così tanto.
Anche se i risultati non arrivano subito, se ci credi veramente nulla può fermarti e i risultati arriveranno! Buon 2020 a tutti
Lista di caratteristiche da me scelte e argomentate
vogliono essere il frutto dell’esperienza della mia pratica nella scuola Ziran
Wu Gong Shu a fianco dei miei maestri e compagni, dell’inizio del mio percorso
da insegnante in erba e da combattente. Non sono da considerarsi quest’ultime
come le caratteristiche universali ma solo frutto di personale osservazione e
ricerca, pertanto modificabili e aperte verso un dialogo filosofico marziale.
1° ATTRIBUTO – TECNICA
La tecnica la vedo come una delle prime componenti
base per introdurre il praticante nel mondo marziale del Gong Fu, il primo
contatto con quello che diventerà un linguaggio e una forma di “comunicazione
marziale” sempre più complessa. Comprendere che l’uso del corpo come forma di
attacco e difesa accende uno degli istinti più veicolati dell’essere umano:
l’istinto di sopravvivenza.
2° ATTRIBUTO – SENTIRE IL CORPO
La tecnica del Gong Fu veicolata nelle varie
combinazioni a seconda degli stili genera una consapevolezza nel tempo dell’uso
del corpo che permette al praticante di comprendere i suoi limiti in quel
momento sia fisici che psicologici da poter gestire per portare avanti la sua crescita
marziale. Se sento meglio il mio corpo, posso gestire meglio le mie energie per
dare un pugno o un calcio, non solo, posso anche decidere come attaccare o
difendermi in base alle mie caratteristiche fisiologiche senza pretendere di
esagerare nel tentare una tecnica a me non del tutto adatta.
3° ATTRIBUTO – ESSERE SENSIBILI
La sensibilità sia verso la propria corporeità che
verso l’avversario che abbiamo davanti la trovo un elemento fondamentale per il
praticante. Se sento bene il mio corpo, includendo anche la conoscenza
anatomica dei punti di pressione, posso sviluppare una capacità sensibile di
saper dove e come colpire la guardia scoperta dell’avversario, un esempio sono
le immobilizzazioni o i colpi secchi dello stile del serpente oppure le leve articolari
dello stile della mantide religiosa. Non si tratta solo di sensibilità tattile
ma anche di una accortezza psicologica degli atteggiamenti dell’avversario dove
si arriva quasi a prevedere e anticipare quello che sta per fare.
4° ATTRIBUTO – CONOSCERE IL TERRENO DI GIOCO
Il libro dei 5 anelli di Musashi Miyamoto, così come
l’arte della guerra di Sun Tzu e altre opere simili (come ad esempio “Il Tao
della guerra”) esprimono come elemento molto importante della marzialità del
Gong Fu la conoscenza delle caratteristiche dell’ambiente dove si combatte. Se
mi confronto con il compagno in un ambiente dove ci sono molti ostacoli per
l’uso delle gambe non combatterò con tecniche di calcio slanciate, magari le
utilizzerò per muovermi con spostamenti dinamici adatti al contesto, oppure
potrei utilizzare tali ostacoli come arma a mio vantaggio per mettere l’altro
in difficoltà come si usa fare nello stile del leopardo.
5° ATTRIBUTO – AVERE MOLTA PAZIENZA
L’emotività nel Gong Fu non va schiacciata, solo
opportunamente veicolata affinché sia uno strumento che amplifichi ciò che
vogliamo avere come effetto nella tecnica. La capacità di saper attendere è
importante, a livello di studio il praticante potrebbe avere impazienza di fare
le cose per tante ragioni che spaziano dai capricci emotivi ai blocchi
culturali di appartenenza, sapersi rispettare nei propri tempi di apprendimento
è importante tanto quanto l’avere cura con calma di smussare le tecniche nel
dettaglio. Questa calma come portamento del praticante può aiutare molto anche
a cogliere il ritmo marziale dell’avversario e sapere quando colpire, parare o
reagire.
6° ATTRIBUTO – LO SGUARDO
A livello psicologico, il modo in cui si guarda negli
occhi l’avversario potrebbe essere determinante in certi casi per avere un
netto vantaggio nello scontro ancora prima di passare all’azione. Lo sguardo
con il mento basso e la posizione a triangolo del viso nella guardia della
mantide può generare un senso di disagio verso un individuo freddo,
apparentemente privo di scrupoli, per non parlare dello sguardo della tigre
dove gli occhi mettono subito in guardia: “se ti avvicini, io ti ammazzo”.
7° ATTRIBUTO – SUGGESTIONE
Sempre sul piano psicologico, il Gong Fu può avere
degli effetti importanti quando il praticante riesce a far leva sulla
sensibilità dell’avversario: avere posture del corpo e guardie interpretate con
una certa intenzionalità possono indurre sensazioni di timore, paura,
provocazione o addirittura seduzione (l’incantare lo sguardo).
8° ATTRIBUTO – GLI OCCHI CHE SORRIDONO
La serenità d’animo gioca un bel ruolo nel Gong Fu, e
talvolta un sorriso inaspettato in combattimento può essere un buon strumento
per confondere l’avversario ed essere colpito senza preavviso. Sentimenti di
rabbia o di esaltazione del proprio Ego possono essere controproducenti sia
nell’apprendimento che nelle applicazioni in combattimento.
9° ATTRIBUTO – CREDERE IN QUELLO CHE FACCIAMO
Se io non ci credo nel Gong Fu, nella sua potenziale
efficacia marziale o nel suo potere multidimensionale e fondante, oppure se io
non lo accetto come arte in quanto non vicina ai miei parametri culturali o
personali di giudizio non riuscirò mai a viverlo appieno. Sto per dare un pugno
ma se prima di darlo non sono capace di mettere ordine nella mia mente domande
tipo “ma che sto affà? Che vordì sta tecnica? Non era meglio il calcetto?” io
mi frenerò nell’esecuzione del gesto, non lo comprenderò perché mi chiudo in
preconcetti come difesa relazionale da ciò che è molto diverso da quello che so
e che conosco del mio mondo.
10° ATTRIBUTO – ACCETTARE IL DIVERSO
Nel Gong Fu la diversità è un elemento che spicca in
modo molto forte. Stiamo parlando di un’arte millenaria contaminata nella
storia cinese da popoli e culture diverse, addirittura fortissime sono le
influenze politiche e religiose, basta pensare alla setta Shaolin o all’Hung
Gar in cui i sincretismi religiosi buddhisti, taoisti e superstizioni locali hanno
generato complessi sistemi di combattimento. Se io non accetto il fatto che il
Gong Fu è un’arte marziale creata in una cultura e un ambiente socioculturale
totalmente diverso da quello occidentale, nella fattispecie il contesto
italiano, io non riuscirò a praticare bene e ad assimilare in modo profondo
tutto quello che riguarda l’arte nel suo insieme.
11° ATTRIBUTO – DIALOGO
Il Gong Fu non è solo tecnica, ma si basa su una
profonda base relazionale.
Il dialogo, lo scambio di idee e pareri tra maestro e
allievi durante la pratica aiuta moltissimo a capire come vivere l’arte in quel
preciso momento, con quale stato d’animo vivere quella determinata tecnica.
Sapersi confrontare nel dialogo è un’ottima caratteristica che crea un legame
nel Gong Fu tra tecnica e qualità della relazione con il proprio maestro.
12° ATTRIBUTO – COSTANZA
Per migliorare nel Gong Fu occorre un impegno
costante, se si desidera sviluppare nel tempo padronanza tecnica e maestria
trasmissiva. Ogni giorno il Gong Fu insegna l’impegno nel realizzare quello che
vuoi fare.
13° ATTRIBUTO – DEDICA
Il Gong Fu è dedica. Quando pratichiamo, quando
studiamo una forma, dietro di essa è presente il voler bene del maestro ai suoi
allievi, il suo impegno nella pratica per trasmettere quei principi in cui lui
stesso ha creduto. La pratica del Gong Fu ti insegna a dedicare sempre quello
che fai.
14° ATTRIBUTO – SVILUPPARE FORZA
Il Gong Fu a livello fisico permette di sviluppare un
tipo di forza corporea definita comunemente come Jin, una tripletta energetica
composta da forza muscolare Li, volontà Xi, e respiro Qi. Ogni stile ha
sviluppato un diverso tipo di forza Jin ognuna con caratteristiche e qualità
ben distinte e addirittura combinabili tra loro.
15° ATTRIBUTO – RILASSAMENTO REATTIVO
Il Gong Fu dimostra una forte efficacia nei suoi
effetti marziali grazie spesso alla capacità del praticante di saper rilassare
il corpo al momento opportuno. Se io imposto una guardia rigida con i muscoli
induriti dalla tensione, non sarò in grado di reagire prontamente a un attacco
e né sarò in grado di portare un’offensiva sciolta. Il morbido Yao vince il
duro Gun, un colpo e una parata morbide possono avere un effetto equivalente a
un colpo di frusta.
16° ATTRIBUTO – IMITAZIONE E ADATTAMENTO
Il Gong Fu in quanto arte marziale è composta da
numerose famiglie e stili di combattimento ciascuno con qualità tecniche di
movimento corporeo assai complesse e caratteristiche della cultura del luogo.
L’allenamento costante del corpo a sapersi muovere e combattere passando da uno
stile a un altro continuamente genera intelligenza muscolare e abilità
strategica producendo come probabile effetto ad un certo livello di pratica di
poter cogliere subito le caratteristiche marziali di un determinato stile di
combattimento senza averlo mai praticato ma sul momento si riesce a individuare
i ritmi, gli spostamenti e le tattiche d’attacco riuscendo a farle proprie
imitandole e renderle un arma contro lo stesso avversario che le utilizza.
17° ATTRIBUTO – VEICOLAZIONE DELL’INTENZIONE
La pratica del Gong Fu può forgiare una volontà pronta
ad intervenire in qualsiasi momento, uno stare sempre sul pezzo anche quando si
vive una condizione intorno a sé di quiete. Quando si combatte, quando occorre
agire e reagire è possibile veicolare la nostra volontà verso quelle parti
specifiche del corpo che vogliamo utilizzare per combattere, rendendole più
efficaci durante l’impatto di una parata o di un attacco.
18° ATTRIBUTO – SAPER STARE IN ASCOLTO
Nella pratica avere una certa sensibilità di percezione
dei rumori dei contesti in cui interagiamo ci forniscono preziose informazioni
su quello che ci potrebbe accadere intorno a noi anche nei momenti in cui non
possiamo vedere quello che sta succedendo. La stessa percezione viene
sviluppata sensibilizzando la capacità di ascoltare e comprendere quello che il
maestro afferma durante la lezione, il continuo cercare di cogliere le
sfumature di significato delle parole e delle suggestioni evocate può
permettere lo sviluppo di una forte empatia verso gli altri e verso gli
ambienti di interazione.
19° ATTRIBUTO – LA RESPIRAZIONE
La padronanza del respiro nel Gong Fu corrisponde a
una buona tendenza a padroneggiare in modo corretto l’esecuzione tecnica.
Allenare la respirazione profonda, sentire come lo facciamo e che effetto
proviamo quando l’aria entra ed esce ci permette di capire come stiamo a
livello di salute fisica, a livello psicologico e a livello energetico. Le
tecniche di Qi Gong e gli stili interni pongono molta cura su questi aspetti.
20° ATTRIBUTO – VIVERE LE EMOZIONI
Il Gong Fu presenta nella sua impostazione tecnica e
cultura marziale la capacità di saper come veicolare le emozioni durante
l’esecuzione di una forma o un combattimento al fine di potenziare gli effetti
delle tecniche espresse. Le emozioni si vivono non si reprimono, vanno solo
guidate in modo da non essere limitanti, un l’esempio lo possiamo trovare nello
studio dei suoni associati ai 5 stati emozionali dell’Hung Gar.
21° ATTRIBUTO – CORPORATURA ROBUSTA, ASCIUTTA E DEFINITA
Se l’allenamento del Gong Fu risulta costante e
profondo nel tempo e negli anni produce evidenti benefici fisici, rendendo i
muscoli asciutti e tonici sviluppando una certa resistenza fisica.
22° ATTRIBUTO – BRACCIA E GAMBE COME FRUSTE
La scioltezza corporea che il Gong Fu insegna nella
pratica porta l’atleta a sviluppare una certa forza morbida e veloce che
all’impatto può risultare molto potente. Calci e pugni allenati con un
approccio morbido e rapido nel tempo diventano delle frustate che portano all’inibizione
dell’avversario.
23° ATTRIBUTO – INGEGNO
L’arte del Gong Fu insegna a combattere sapendo
utilizzare qualsiasi cosa a nostro vantaggio cogliendo le potenzialità marziali
di qualunque oggetto specifico volessimo utilizzare come arma e anche sapere come
creare eventuali armi partendo da quello che abbiamo a disposizione sul
momento.
24° ATTRIBUTO – IMMAGINAZIONE
Il Gong Fu non è soltanto applicazione marziale con un
compagno oppure in combattimento ma è anche studio di forme e di tecniche a
vuoto, dove la capacità immaginativa determina lo sviluppo della qualità
tecnica. Se io immagino durante l’esecuzione tecnica di combattere e colpire un
avversario immaginato molto saggio ed esperto questo mi darà un sapore marziale
diverso rispetto all’immaginarmi un avversario più debole di me o addirittura
non immaginandolo affatto. La riferibilità al combattimento e al confronto con
un avversario reale o immaginato è una base fondamentale.
25° ATTRIBUTO – MOTIVAZIONE
Sembra banale ma se non si ha come praticante la
chiarezza sulle ragioni per le quali pratico il Gong Fu, gli obiettivi che
voglio raggiungere per essere fondati non riusciremo a mutare in modo
multidimensionale e questo potrebbe portare un grosso blocco anche verso una
potenziale dedica marziale.
26° ATTRIBUTO – MEMORIA
La pratica è costituita anche da un costante
allenamento basato sulle ripetizioni nel tempo di gesti, tecniche e
spostamenti. Questo produce lo sviluppo di due tipologie di memoria: il ricordo
emozione (associo quel gesto all’emozione di quel momento specifico) e memoria
muscolare, ovvero il corpo nel tempo impara a riconoscere quei movimenti come
parte naturale del bagaglio di azioni dell’atleta, questo comporta che se io mi
dimentico con il ricordo – emozione un passaggio tecnico, lo posso recuperare
grazie al mio corpo che si muove da solo nel mentre rievocando quello che mi
sono dimenticato sul momento.
27° ATTRIBUTO – COSCIENZA
Il Gong Fu ti permette di acquisire la capacità nel
tempo di riconoscere i propri progressi nella pratica riuscendo così a
progettare meglio come perfezionare la tecnica ed evitare eventuali sbagli
nell’allenamento grazie all’esperienza.
28° ATTRIBUTO – ESSERE DISPOSTI AL CAMBIAMENTO
Per sviluppare un buon Gong Fu, si dovrebbe avere una
disponibilità di fondo verso i cambiamenti. L’arte marziale, soprattutto in una
Via, ti pone nella condizione di cambiare costantemente, il mutamento è alla
base della filosofia cinese ma è anche quello che più ci spaventa nella nostra
cultura occidentale, la paura di perdere la nostra identità nel momento che ci
mettiamo in gioco con quello che non conosciamo…ma è proprio in questo momento
di crisi che ci riconosciamo.
29° ATTRIBUTO – SENSO DI REALTA
L’efficacia del Gong Fu non si ottiene solo dalla
pratica libera e a vuoto di tecniche singole o forme ma grazie anche alla
sperimentazione costante di quello che si apprende. Il confronto con un
compagno di pratica permette di capire quanto nella realtà quella tecnica può
incidere in uno scontro, come modificarla per renderla efficace sviluppando
grosso senso di realtà.
30° ATTRIBUTO – DESTRUTTURAZIONE ARMONICA
Anche Bruce lee cita nei suoi appunti di allenamento
qualcosa di simile: il Gong Fu di cambia nelle abitudini e anche nelle nostre
convinzioni, l’entrare a contatto con un diverso modo di muovere il corpo, di
pensare di un mondo molto diverso dal nostro ci può cambiare come lo scorrere
di un flusso magistralmente gestito dal maestro che gradualmente ci
caratterizza, gradualmente ci toglie ciò che ci frena o danneggia sostituendolo
con ciò che ci nutre, con quello che ci dà fondamento.
31° ATTRIBUTO – MAI SOLI
Il Gong Fu ti cambia, ti fa mettere in gioco, ti mette
in crisi, ti fa vivere le dinamiche sotto tanti punti di vista e in tutto
questo non sei solo a te stesso, il tuo maestro ti è sempre accanto, così come
i compagni di pratica.
32° ATTRIBUTO – VIVERE IL PRESENTE INTENSAMENTE
Il Gong Fu ti insegna a saper stare sul momento
presente, a non distogliere lo sguardo vivendo l’attimo nel modo più sereno,
attento e intenso possibile. Questo portamento mette i semi nel fondamento
dell’allievo durante la pratica marziale nel corso del tempo.
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Lo stile Taijiquan tradotto come lo stile del Principio Supremo è una arte marziale cinese caratterizzata da un movimento corporeo fluido per sviluppare una profonda energia vitale attraverso tecniche di respirazione profonda combinate con spostamenti del corpo e tecniche di combattimento stilizzate e riprodotte con ritmi molto dolci, talvolta lenti.
Esistono molti rami diversi della pratica del Taijiquan, quelli più conosciuti sono lo stile Yang e il Chen tanto per citarne alcuni, ma cosa più interessante è la misteriosa origine dello stile che lascia nella storia del Gong Fu un’atmosfera poetica. Tramite alcuni reperti archeologici, i sinologi hanno affermato che un re filosofo vissuto intorno al 4500 a.c., ideatore degli otto trigrammi originali yi jing, ordinò la rappresentazione degli stessi attraverso una grande danza per aiutare la gente a curare malattie.
L’antica pratica di associare gli esercizi alla medicina terapeutica e preventiva precede lo sviluppo delle arti marziali. Ma lo stile si affermò nella cultura cinese durante la dinastia dei Song del sud (1127 – 1279) da parte del maestro taoista Zhang Sanfeng. Le ragioni per le quali sviluppò lo stile si sono perse nel mito, tre sono le teorie mantenute nella storia:
1) Il maestro incontrò nei sogni il re nero, immortale taoista signore dei sogni, e gli insegnò nel sonno i segreti dello stile.
2) Passeggiando vicino una risaia, il monaco notò il modo di combattere di una gru contro un serpente e ne imitò le caratteristiche sviluppando lo stile.
3) Egli creò il taijiquan come frutto delle sue esperienze marziali da guerriero, creando un principio di crescita e consapevolezza partendo dall’arte della guerra. La scuola Cangelosi e la scuola Ziran Wu Gong Shu sono molto vicine a quest’ultima ipotesi.
Nella pratica il motto del Taiji è “come le nuvole mosse dal vento”, significa che in combattimento si diventa fluidi nell’entrare nella difesa dell’avversario e morbidi nel difendersi e schivare gli attacchi come delle nuvole, come l’acqua.
Praticare Taiji significa sviluppare sensibilità e consapevolezza, dando grosso valore a ciò che si pratica. Come si riesce a praticare? Esistono sette livelli di pratica. 1) Impostare il corpo 2) Rilassamento 3) Concentrazione sul respiro 4) Concentrazione 5) Avvicinarsi all’interno 6) Allontanarsi nel silenzio 7) Integrazione dell’energia.
Con questi principi base, si può sentire un benefico effetto del Taiji nel nostro vivere quotidiano in cui Yin e Yang non sono energie dualiste ed opposte, bensì sono una visione di alto profilo di estremi di frequenze energetiche per la manifestazione dei fenomeni.Per capire tutto questo occorre viverlo, praticando e facendo esperienze insieme al maestro e ai compagni di pratica. Le nostre lezioni di Tai chi si tengono ogni martedì e venerdì 20/21
Il Tai Chi, grazie a movimenti lenti e circolari accompagnati da una profonda respirazione, ha un effetto benefico sul sistema nervoso e riesce a rilassare la mente oltre che ammorbidire le tensioni muscolari creando un diffuso senso di benessere corporeo.
Il National Centre for Complementary and Integrative Health (NCCIH) negli Stati Uniti ha riscontrato che il Tai Chi come terapia alternativa ha un effetto considerevole sul dolore cronico…
Il Taijiquan è un’antica arte marziale interna che si basa sullo sviluppo e armonizzazione della struttura interiore dell’individuo, lavorando sulla muscolatura profonda, respirazione, articolazione, tendini, legamenti, organi interni, circolazione dell’energia vitale (detta in cinese QI) e sull’integrazione di questa con la meditazione e le millenarie pratiche taoiste del Nei Gong…
Vieni a scoprire la reali applicazioni del Tai Chi. ? Prenota oggi la tua lezione di prova.
☯️☯️☯️ Sabato, 25 Maggio ore 14.00/15, si terrà un seminario sul Jeet Kune Do, per impiego stradale / difesa personale.
???Come diceva il grande Bruce Lee
il Jeet Kune Do non punta ad un combattimento marziale o da competizione, ma punta al completo abbattimento del proprio avversario con qualsiasi mezzo disponibile e nel minor tempo possibile.
??Vedremo quindi dei sistemi di difesa/offesa di facile applicazione.
?E’ richiesto un abbigliamento di uso quotidiano ( jeans /polo/giubbetto).